Testimonianza di Giò e Titti, volontari nello slum di Soweto in Kenya
Il primo giorno alle 7 di mattina il Centro Shalom apre il cancello ed una carica di bambini e arrivano bambini e ragazzini, carichi di vitalità per affrontare una giornata nuova con un immenso sorriso e con poco tra le mani. Attraverso i loro occhi abbiamo imparato ad amare e conoscere quel posto scordato dal mondo.
Attraverso i loro occhi pieni di speranza e col sorriso sulle labbra abbiamo apprezzato ogni attimo di vita quotidiana che la vita ci offre. Attraverso i loro abbracci, carezze e strette di mano abbiamo imparato che ogni singolo essere umano può diventare subito ricco non riempiendo le proprie tasche ma il proprio cuore di un amore puro e incondizionato.
Attraverso i loro occhi abbiamo capito cosa vuol dire veramente la parola sofferenza e allo stesso tempo la speranza di un domani migliore. Attraverso i loro occhi abbiamo capito che non bisogna mai arrendersi e saper aspettare il proprio momento. Attraverso i loro sorrisi e i loro sguardi carichi di amore abbiamo capito cosa vuol dire la felicità.
Spesso siamo affannati cosi tanto da cercala in ogni dove, che essa passa e neanche ce ne accorgiamo restando perennemente insoddisfatti. “Insoddisfazione”. Una parola che lì non esiste. In quei luoghi nessuno è insoddisfatto, infelice, annoiato, depresso; conoscono solo parole come amore, speranza, vita, gioia e dolore.
Per loro, parole come sofferenza e dolore non hanno un senso negativo; per loro il dolore è energia positiva per affrontare con tenacia e forza una vita per niente facile ma con la speranza di un futuro migliore.
Solo immergendosi completamente in tutto questo è possibile comprendere il senso di queste parole, solo buttandosi a capofitto in quelle vite è possibile capirle e saper gioire, magari, per un ragazzino che, con sudore e sacrifici ha completato tutti i propri studi; cosa che, magari, nei paesi più fortunati è ordinario ma che qui è un’impresa incredibile e che rende orgogliosi chi ci riesce e chi ha creduto in lui.
Oppure per una madre sieropositiva che, abbandonata a se stessa, riesce, con l’aiuto de l’Africa Chiama, a saper uscire dal tunnel e ricominciare a dare un senso alla propria vita. Oppure gioire per un bambino disabile che, dopo qualche anno di fisioterapia, riesce a camminare da solo. Diamo per scontato tantissime cose e quando ritorniamo impariamo ad amare tutto quello che di scontato non è.
Giò Woodi Fiorini e Titti, Soweto- Nairobi (Kenya) - Luglio 2018
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