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L'AFRICA CHIAMA ONLUS ONG - Via Giustizia , 6/D - 61032 Fano (PU)

Tel. e fax 0721.865159

In occasione della XX settimana di azione contro il razzismo promossa da UNAR-Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali la nostra associazione ha promosso l’iniziativa “Bella storia! Racconti di un’integrazione possibile” all’interno della quale raccontare storie di persone, uomini e donne, che attraverso il loro vissuto ci permettono di riflettere su questa tematica purtroppo ancora troppo attuale, per cercare di abbattere qualsiasi forma di discriminazione, anche le più piccole microaggressioni di cui a volte non ci rendiamo nemmeno conto , tanto sono normalizzate nel quotidiano.

Questa è la storia di Arlet, giovane donna siriana che da 7 anni vive in Italia con la sua famiglia.

Ha conosciuto L’Africa Chiama grazie al servizio di doposcuola gratuito che promuoviamo sul territorio. Entrambe le sue figlie lo frequentano: la minore per ricevere supporto nello svolgimento dei compiti e la maggiore come volontaria per supportare bambini e bambine delle scuole primarie di primo e secondo grado.

L’abbiamo incontrata per farci raccontare la sua storia.

  • Ciao Arlet, da quanto tempo vivi in Italia?

Sono arrivata in Italia il 30 gennaio 2017. Prima della guerra la Siria era un paese sicuro e pacifico, e tutto era normale. In tempo di guerra, sicurezza e pace non c'erano più, così abbiamo deciso di partire.

  • Quali erano le tue aspettative all’arrivo? Sono state realizzate o disattese?

Quando abbiamo scelto di emigrare in Italia, è stato a causa della guerra. All'arrivo, abbiamo dovuto affrontare molte difficoltà e grandi sfide, tra le quali l’apprendimento della lingua e la ricerca di un lavoro. Avevamo diversi progetti, alcuni dei miei obiettivi li ho raggiunti, mentre altri sto ancora cercando di raggiungerli.

  • Com’è stato il processo di integrazione? Sei riuscita facilmente a trovare lavoro?

Ci sono state alcune difficoltà perché siamo arrivati ​​in una piccola città in cui l’integrazione non è sempre così semplice. Subito dopo il mio arrivo, ho avuto fortuna e mi è capitata una buona opportunità di lavoro e ho continuato con lo stesso impiego per un anno e mezzo. Successivamente sono riuscita a trovare un nuovo lavoro e anche oggi continuo a lavorare.

Secondo me la questione è diversa da persona a persona, perché c'è chi si integra velocemente, a differenza di altre persone che soffrono di più all'arrivo. In effetti quando siamo arrivati ​​abbiamo sofferto a causa del razzismo e diffidenza di alcune persone, soprattutto tra i più anziani che abbiamo incontrato, che temono un po’ di più gli stranieri.

 Secondo te oggi c’è un’attenzione diversa nell'affrontare la tematica dell'integrazione e dell’antirazzismo rispetto a quando sei arrivata? Cosa si potrebbe fare di più?

Secondo me bisognerebbe spiegarlo meglio, soprattutto ai più giovani, lavorare nelle scuole, in modo che siano più propensi ad accettare gli altri e valorizzare la diversità. In fin dei conti siamo tutti umani e nessuno di noi sceglie dove nascere o di lasciare con facilità il proprio paese a causa della guerra.

  • Cosa consiglieresti a chi è arrivato da poco o chi arriverà in Italia?

Consiglierei a tutti di imparare velocemente la lingua, perché in questo modo aumentano le possibilità di trovare lavoro e si facilita l’integrazione perché la lingua aiuta a conoscersi e la conoscenza permette di abbattere i muri e aprirsi alla diversità!


BELLA STORIA! RACCONTI DI UN’INTEGRAZIONE POSSIBILE

intervista video a Nogaye Ndiaye


Intervista video a Papa Latyr Faye!


Intervista video a Sabrina Efionayi


Iniziative nell’ambito del progetto “Bella storia! Racconti di un’integrazione possibile” de L’Africa Chiama OdV realizzato con il finanziamento nazionale pubblico di UNAR - Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali nell'ambito delle attività della XX Settimana di azione contro il razzismo

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